A Pignola ritorna la tradizione di S. Lucia grazie alla passione di 7 donne.

Quando il cuore diventa tradizione. Non sono costituite in un’associazione, non hanno ne progetto ne finanziatori e, forse, con i tempi che corrono sta proprio qui il valore aggiunto del tutto. Rivivendo il racconto delle madri e delle nonne, Mina Coiro, Giuseppina De Lucci, Gina Fusco, Angelina Montagna, Gina Postiglione, Anna e Lucia Vista, si sono chieste come rivivere momenti dorati della loro infanzia e, soprattutto, come riportare alla luce un patrimonio culturale e religioso della nostra terra. Hanno, così, preparato e dato vita ad un momento magico che, forse avrebbero voluto tutto per loro, ma era troppo bello per essere vissuto “senza fughe”. Hanno ricostruito lacci di lana manufatti con quattro chiodi inseriti in un rocchetto di legno ed hanno adornato una statua strepitosa di S.Lucia nonché l’altare della sua lillipuziana, ma meravigliosa sua chiesetta. Tutto come quando le loro ave, da bambine, scendevano nel vallone davanti la chiesetta per giocare con i muli e con questi lacci. Chiunque porta questo nome ricorda momenti irripetibili di festa pre natalizia che possono scaldarti il cuore e darti la forza di andare avanti. Rivivere quelle atmosfere ha un plusvalore sociale che, probabilmente, sfugge alle 7 magnifiche protagoniste, ma che va evidenziato e doverosamente valorizzato. Personalmente sono stata incuriosita da un post su Facebook e, vivendo proprio nel comune di Pignola, ieri ho deciso di festeggiare la mia Santa recandomi presso la sua chiesetta. Non sapevo neanche dove fosse e miei concittadini quasi erano reticenti ad indicarmi la strada per raggiungerla. “Di certo dovete parcheggiare la macchina perché si arriva solo a piedi” – era l’unica indicazione concessa. Mi inoltro nel vicolo generosamente indicato e all’improvviso la strada diventa una discesa ripidissima. Capisco dal sopravvenire dei musicanti che devo prendere una scalinata di cui non vedo a vista l’arrivo, ma alla fine della quale si intravede molto bene un fantastico falò. Capisco subito, anche dal fiatone dei musicanti, che il ritorno non sarà facilissimo, ma era impossibile non continuare a scendere verso quella situazione. Il falò era immenso e fantastico, la chiesetta il sogno di Cappuccetto Rosso probabilmente, ma straboccante di fede autentica abbracciata attorno ad una statua capace davvero di ridare la vista ai ciechi. Gli addobbi con i lacci ed il piccolo presepe fatto interamente a mano firmano un quadro d’autore dal valore inestimabile. Arrivo a casa, sono stremata, ma con una luce interiore che difficilmente andrà via. Un grazie di cuore a queste 7 donne che credono in qualcosa che si era dimenticato, ma vale troppo per non essere riconosciuto e valorizzato.

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