Convegno diocesano 2022 “Il qui ed ora della storia “.

Da domani, mercoledì 12 ottobre, e per i due giorni successivi, terremo, nei locali della parrocchia santa Cecilia di Potenza, l’annuale convegno diocesano, che sarà dedicato alla cura della casa comune, sulla scorta delle sollecitazioni continue di Papa Francesco. Purtroppo, la meditazione che ci apprestiamo a vivere coincide con la fase più violenta del conflitto in Ucraina, al punto da proiettare sul mondo addirittura il rischio di un disastro nucleare. La cura della casa comune diventa oggi più che mai una drammatica necessità.

I relatori — il vescovo e teologo Bruno Forte, l’economista Benedetto Gui e don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio di pastorale sociale della CEI – ci guideranno verso una comprensione più consapevole delle urgenze del momento, sia sul piano mondiale che locale, in modo da trasformare gli esiti del convegno in traccia per il cammino nel nuovo anno pastorale.

Ma proprio “Il qui ed ora della storia”, di cui ci occuperemo, comporta anche qualche considerazione sull’attuale momento che sta vivendo la nostra Basilicata. La recente consultazione elettorale ha registrato un preoccupante crollo di partecipazione. Si è recato ai seggi, in Basilicata, poco più di uno su due degli aventi diritto: un astensionismo che ha interessato tutto il Paese, ma in modo particolarmente nel Mezzogiorno, confermando un atteggiamento di rassegnazione e di sfiducia dovuta probabilmente anche all’andamento della campagna elettorale che ha di fatto cancellato il Mezzogiorno dal dibattito politico, e nel migliore dei casi, lo ha schiacciato sul reddito di cittadinanza, additato come cifra della vocazione passiva dei meridionali.

Credo, invece, che questo sia il segno del disagio profondo che attraversa le nostre contrade e che la Chiesa tocca con mano negli uffici della Caritas, nei centri di ascolto e nei confessionali che raccolgono le confidenze più intime.

Sono aumentate le povertà e le diseguaglianze, non c’è famiglia che non abbia un figlio emigrato e non per scelta, il lavoro manca, e quando lo si trova è precario ed insufficiente per il fabbisogno familiare, mentre la malapianta della “raccomandazione” continua a fiaccare i ragazzi più volenterosi e meritevoli, e la denatalità e l’invecchiamento dei residenti fanno temere per la tenuta stessa dell’istituzione regione. La politica, invece, ha preferito parlare d’altro, malgrado il Mezzogiorno rappresenti un terzo dell’intero Paese e recenti studi e la stessa CEI lo indichino come “porta naturale” di accesso all’Europa che ha bisogno del Mediterraneo e quindi del Mezzogiorno.

Serve una visione lungimirante per costruire la speranza e disegnare la Basilicata del futuro, che, per essere migliore dell’attuale, richiede, da subito, un cambio di passo sul piano della politica e soprattutto dell’etica pubblica. La Comunità civile e la Chiesa – come dice la costituzione conciliare “Gaudium et spes” – dovranno fare proprio il disagio e le aspirazioni della gente più umile, soprattutto di quella che non ha voce.

La Chiesa pertanto ribadisce, e ricorda alla comunità dei credenti, che i problemi sociali fanno parte della sua azione pastorale, perché il sociale e il religioso, come insegna papa Francesco quasi ogni giorno, sono intimamente uniti, e il cristianesimo è la fede che si incarna nella storia del suo popolo.

Arrivederci, dunque, al Convegno diocesano che inizia domani.

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