Metodo mafioso e droga tre arresti a Potenza

L’indagine, al di là della gravità dei fatti emersi, appare di particolare rilievo in quanto dimostra e conferma l’esistenza di forti sinergie fra i gruppi criminali lucani e quelli operanti territorio foggiano, non solo, come emerso in pregresse indagini, nella zona, limitrofa, del vulture melfese, che si trova a diretto contatto con l’agri di Cerignola, ma anche nella città capoluogo della Basilicata, circostanza che costituisce un nuovo ed ulteriore fattore di rischio per il territorio lucano.Questo viene spiegato in un comunicato dalla Procura della Repubblica di Potenza. In seguito di indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotte da personale della Polizia di Stato, è stata data esecuzione oggi ad un’ordinanza applicativa di 3 misure cautelari personali, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Potenza .L’ordinanza cautelare rappresenta l’epilogo di una complessa attività d’indagine condotta dalla Sezione Narcotici della Squadra Mobile di Potenza, anche con l’utilizzo di servizi tecnici d’intercettazione, a seguito delle dichiarazioni rese da un corriere di droga di origini potentine, dalle quali emergeva il suo coinvolgimento nel traffico di sostanze stupefacenti da Cerignola a Potenza. L’attività investigativa, in particolare, chiariva che al corriere veniva proposto, da trafficante operante in questo Capoluogo, di occuparsi del trasporto della sostanza stupefacente da Cerignola a Potenza, in cambio di un corrispettivo di mille curo per ogni viaggio. Il corriere, le cui generalità si omettono in questa sede, incontrava allora, a Cerignola, il fornitore foggiano, che gli aveva chiesto se era disponibile alla intestazione, in suo favore, di un’autovettura, con la quale avrebbe dovuto eseguire il trasporto dello stupefacente. Una volta curate le pratiche per il trasferimento di proprietà, iniziava cosi l’attività di trasporto e lo stupefacente era inserito, di volta in volta, all’interno del vano che ospita l’airbag, opportunamente modificato. Dopo i primi viaggi, tuttavia, il fornitore pugliese -asserendo di vantare verso un credito di circa 20 mila euro- chiedeva al corriere di avviare una piazza di spaccio a Potenza, per rimborsarlo di quanto dovuto.Il giovane pusher, che non intendeva essere ulteriormente coinvolto in attività illecite, aveva da allora iniziato a subire pressioni, nutrendo serie preoccupazioni per sé e per i propri familiari: in una un’occasione, addirittura due uomini con accento pugliese si erano recati presso il suo rione di residenza a Potenza chiedendo informazioni sul suo conto. Le successive investigazioni evidenziavano il ruolo di alcuni soggetti potentini responsabili del delitto di estorsione a danno dello stesso corriere, finalizzata al recupero del denaro relativo al debito contratto nei confronti del fornitore cerignolano. Emergeva, infatti, che i  tre arrestati da settembre 2017 a febbraio 2018,  hanno costretto la vittima, anche sotto la minaccia di atti ritorsivi a danno della incolumità personale sua e dei suoi familiari, a consegnare in tempi diversi, 1200 euro in contanti e due assegni dell’importo singolo di 500,00, quale parte del debito contratto per l’acquisto di sostanza stupefacente. Nel dettaglio, la vittima, nel mese di settembre 2017, ha subito una prima aggressione da parte di due degli arrestati i quali, nel successivo dicembre, hanno organizzato un’ulteriore spedizione punitiva nei suoi confronti.Alla stregua di tali risultanze, in relazione all’estorsione contestata, il GIP ha ravvisato l’aggravante del “metodo mafioso”

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