Sapienza: dono urgente per il nostro tempo.

Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, la password di questa settimana è Sapienza. Proseguendo il nostro percorso ideale ispirato dal romanzo “Divergent” di Veronica Roth, commentiamo questa settimana la virtù attribuita al gruppo degli eruditi, cioè, la Sapienza. Che cosa è la Sapienza? Ci sono diversi significati che possiamo attribuire a questo termine: si può intendere per sapienza un profondo sapere, una condizione di perfezione intellettuale che si manifesta col possesso di grande conoscenza e dottrina (così ad esempio la sapienza degli antichi filosofi). In un senso più ampio, per sapienza s’intende una dote, oltre che intellettuale, anche spirituale e morale, nel senso di saggezza unita a oculato discernimento nel giudicare e nell’operare, sia sul piano etico, sia sul piano della vita pratica (così ad esempio la sapienza dei santi). Ancora possiamo dare al termine sapienza un terzo significato: per esempio nella teologia cattolica, essa indica uno dei sette doni dello Spirito Santo e anche uno degli attributi di Dio.

Vogliamo allora sviluppare questi tre significati del termine sapienza perché essi non si escludono, ma ci integrano e si completano vicendevolmente. Partiamo anzitutto dal primo significato, quello di profondo sapere o perfezione intellettuale. Questo primo significato del termine sapienza ci richiama il dovere e l’importanza che ciascuno di noi ha di accrescere la propria conoscenza. “Sapere aude!: osa sapere, abbi il coraggio di conoscere!” diceva il poeta Orazio (Epistole I, 2, 40), nella lettera destinata all’amico Massimo Lollio, invitandolo a “risolversi a essere saggio” (v. 40), vale a dire, dedicandosi agli studi e alle occupazioni oneste. Un’espressione che è diventata famosa grazie anche al filosofo tedesco Immanuel Kant, che ne ha fatto il motto dell’Illuminismo e ha condensato in essa il messaggio di quel processo storico-filosofico. Nel suo scritto del 1784, «Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?», infatti, egli dà una definizione ormai celeberrima: “L’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo

Le parole di Kant ci ricordano come ognuno di noi, dotato d’intelligenza dal Creatore, è chiamato a farla funzionare, ad esercitarla, ad arricchirla. Se c’è una virtù positiva che si collega proprio alla nostra intelligenza è la “curiositas intellectualis”, ovvero, quel desiderio di sapere che spinge l’uomo a conoscere sempre di più, a cercare e scoprire. È grazie a questa sete di conoscenza che l’umanità ha raggiunto scoperte e vette inimmaginabili nel passato. Certo il sapere deve essere a servizio dell’uomo, altrimenti diventa un idolo a cui si sacrificano anche gli altri. Se esiste, infatti, una carità pratica che consiste nel venire in soccorso di chi è nel bisogno (qualunque sia il suo bisogno), esiste, come diceva Antonio Rosmini, anche una carità intellettuale che consiste nell’approfondire, nel ricercare, nello studiare per aiutare, orientare, arricchire il proprio prossimo. Purtroppo oggi si assiste a un sempre maggiore impoverimento del sapere che diventa semplicemente tecnico – pratico, della cultura che non orienta, non fonda e non anima più la vita degli esseri umani. Il sapere e la cultura dovrebbero animare la vita quotidiana, nel senso più genuino del termine, dovrebbero cioè dare un’anima, proprio perché sono dei beni più preziosi di quelli materiali.

Poi il secondo significato di sapienza come saggezza unita a oculato discernimento nel giudicare e nell’operare. Se assistiamo a un progressivo impoverimento del sapere nella nostra società odierna, peggio ancora assistiamo a una totale scomparsa della saggezza nella vita. La saggezza è una disposizione fondamentale per vivere bene la vita. Essa, come dice Albert Einstein “non è frutto dell’istruzione ma del tentativo di acquisirla che può durare tutta la vita”. (Albert Einstein). La storia generale come quella particolare ci ha fatto sempre conoscere persone sagge che sono diventate punto di riferimento per tutti. Persone che con le loro parole e i loro consigli hanno aiutato, guidato, orientato altri. Tali persone ci ricordano quanto sia urgente recuperare un modo saggio di vivere e affrontare la vita. Bisogna imparare a vivere saggiamente, facendo tesoro delle esperienze positive e anche di quelle negative che la vita ci riserva, bisogna vivere facendo tesoro degli insegnamenti di ogni persona saggia che incontriamo nel nostro cammino come anche dell’immenso tesoro rappresentato dagli scritti dei grandi uomini e donne sagge di cui l’umanità ha sempre disposto nel corso dei secoli.Infine bisogna cercare – come ci suggerisce infine l’ultimo significato – la Sapienza con la “S” maiuscola: il Verbo eterno del Padre, la sua parola definitiva, ossia, il suo Figlio Gesù Cristo. Egli è la vera sapienza verso cui convergono, come frammenti di verità, tutti i raggi di luce e bellezza rappresentati dai consigli dei saggi che l’umanità ha conosciuto. Scrive S. Paolo: “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,22-24). Esiste, infatti, una sapienza che brilla nel gran libro della natura; c’è quella che discende dalla cultura e dalla scienza; c’è la sapienza che si nasconde nel dipanarsi della storia, della quale sono ricchissime le Sacre Scritture; ma nessuna di esse riempie completamente il cuore dell’uomo. La vera sapienza non dipende dal sapere, dal capire e dal possedere, ma è quella che ci ha mostrato Gesù Cristo, donandosi nelle rivelazioni, nei miracoli e sulla croce: egli è “sapienza di Dio”. Ma per noi, uomini del Nuovo Testamento, che viviamo nel tempo della Chiesa, dove risiede la fonte della sapienza?….Risiede nello Spirito Santo e nella sua infinita capacità di rivelare il mistero di Cristo, permettendoci di vedere con occhi diversi i libri della creazione, della cultura, della scienza, della storia, e delle Sacre Scritture.

Concludo cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, augurando a ciascuno di voi di essere ricco di sapienza: ricchi di sapere e cultura, ricchi di saggezza pratica per ben vivere, ricchi soprattutto di Dio, fonte e sorgente di ogni sapienza, Sapienza divina inesauribile, da cui scaturiscono come tanti fiumi, tutte le diverse manifestazioni della sapienza umana.

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