Digiuno: Via per migliorare e unirsi a Dio.

Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità,la password che vi propongo questa settimana è digiuno. Il termine digiuno indica letteralmente un periodo di astensione totale o parziale dagli alimenti – sia volontaria sia in osservanza di una prescrizione medica o di un precetto religioso – durante il quale l’organismo consuma i materiali nutritivi accumulati in precedenza. Il significato di cui ci occupiamo in questa rubrica è ovviamente quello religioso e non medico. Visto che siamo nel tempo di Quaresima ci chiediamo: cosa indica il digiuno dal punto di vista religioso? Qual è il suo significato nella pratica cristiana? Bisogna premettere che il digiuno non è una pratica religiosa che vivono soltanto i cristiani, ma essa è presente anche nelle altre religioni. Pensiamo al Ramadan dei nostri fratelli musulmani, o ai digiuni praticati dagli ebrei al tempo di Gesù (ad esempio i Farisei al tempo di Gesù digiunavano due volte la settimana, il lunedì e il giovedì). Così anche in altre religioni la pratica del digiuno è ritenuta una delle pratiche ascetiche fondamentali. Qual è, dunque, il significato che assume questa pratica per i cristiani? Leggiamo nella nota pastorale della Cei del 1994 intitolata Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza: “Il digiuno e l’astinenza – insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità – appartengono da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono dei peccati, di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di grazie e di lode al Padre. Nella penitenza è coinvolto l’uomo nella sua totalità di corpo e spirito: l’uomo che ha un corpo bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, progetta e prega; l’uomo che si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa dono di esse; l’uomo che tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che avverte la solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona”. Il digiuno, dunque, ci permette di convertirci, di purificarci, di avvicinarci a Dio, di rinvigorire il nostro spirito. Oggi molti cristiani, oltre il digiuno prescritto per il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, hanno la buona abitudine di vivere il digiuno settimanale come pratica spirituale personale. È una cosa molto lodevole, che dice il desiderio di compiere un cammino di santità autentico e di vivere in una più profonda comunione con Dio. È una pratica, però, che – dico sempre io – va concordata con una guida spirituale, altrimenti si rischia di vivere anche le pratiche spirituali più sante senza equilibrio. Certo è che non ha nessun valore digiunare, se poi si è incapaci di essere caritatevoli! Gesù stesso nel vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato il giorno delle Ceneri, mette in guardia da coloro che digiunano per farsi vedere, per essere applauditi dagli altri. E anche San Girolamo, grande padre della Chiesa, dice chiaramente che un cristiano che digiuna e poi manca di carità verso gli altri, magari perché si innervosisce, oppure si erge al di sopra degli altri  sentendosi migliore, è meglio che mangi!

Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, oltre al digiuno dei cibi, che è una pratica ascetica, lodevole, esistono altri tipi di digiuno che possiamo praticare in questo tempo di quaresima. Anzitutto bisogna digiunare dal peccato. Questo, infatti, è il vero male dell’uomo. Bisogna anche digiunare dalle chiacchiere negative e dalle critiche verso gli altri. Nel nostro tempo, inoltre, un buon digiuno può essere quello dalle immagini, che veicolano spesso contenuti negativi e ci condizionano senza che neanche ce ne accorgiamo. Per cui spegnere in quaresima i dispositivi digitali e gli schermi, non ci farebbe assolutamente male, anzi soltanto bene. Non dimentichiamo che gli occhi sono le porte dell’anima e tutto quello che recepiscono entra dentro di noi e ci condiziona in bene, ma anche, purtroppo, in male. Come, infine, un altro tipo di digiuno potrebbe essere quello di regolarci, per questa quaresima, nell’uso dei nostri smartphone, nell’uso di Facebook o di Whatsapp. Soprattutto quest’ultimo tipo di digiuno ci permetterebbe di recuperare maggiori relazioni con le persone che ci stanno accanto. È triste vedere persone sedute allo stesso tavolo o sedute nello stesso posto che per comunicare  usano “whatsapp” e non riescono neanche a dirsi una parola. Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, concludo augurandovi un buon cammino penitenziale in questo tempo di quaresima e un santo digiuno, lasciandovi due frasi di due grandi santi e padri della Chiesa: “Togli qualcosa dal ventre e riservalo allo spirito” (San Gregorio Nazianzeno) e “Il digiuno del corpo è cibo per l’anima” (San Giovanni Crisostomo)

 

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