Il valzer delle candidature.

E siamo in piena apertura di danze….. Quasi nulla è definito per le imminenti liste elettorali del voto di marzo tranne che Gianni Pittella sarà candidato al posto del fratello Marcello e che Cristiana Coviello riesce a raccogliere un’eredità di famiglia. Che il presidente della giunta dovesse essere candidato per volontà divina era un fatto acclarato nelle stanze di palazzo, al punto che ha spinto l’assemblea regionale di via Verrastro ad una modifica dello statuto. Statuto notoriamente ottenuto, oseremo dire, quasi con il sangue e dopo oltre quarant’anni di duro (??) lavoro e immantinentemente modificato nel giro di una manciata d’ore e a pochi giorni dalla sua nascita per salvaguardare la reggenza del feudo con tutte le poltrone e poltroncine aggregate prima della probabile debacle in arrivo. Per una beffa del destino, invece, lo scranno spetta insospettabilmente al fratello che deve rientrare da Bruxelles e, quindi, l’azzardata manovra risulta intanto inutile, ma ancora di più balza agli occhi in tutta la sua incostituzionalità: in Basilicata il presidente della giunta è di emanazione popolare diretta ed in sua mancanza si azzera tutto, non possono esserci riempitivi e sostitutio, nemmeno per la famiglia Pittella. Famiglia un pò più fortunata in questo senso, invece, la Scardaccione/Coviello che riaccarezza il sogno di un seggio al Parlamento nell’area Speranza con l’ultima arrivata, l’avvocata Cristiana. Cresciuta professionalmente e politicamente con tanto di testamento anche del nonno, dovrà tuttavia smorzare la spigolosità del suo carattere se vorrà davvero rappresentare quel tanto auspicato punto di riferimento di genere e, soprattutto, se vorrà essere eletta. Per il resto, si naviga nelle varie soluzioni e la musica sembra voglia non avere il via. Il centro destra si sta interrogando guardandosi intorno e cercando di recuperare le forze migliori dopo la cosiddetta “moria dei pesci” e vale a dire la fuoriuscita di traditori quali Guido Viceconte che senza soluzione di continuità dal 1994 in poi (oltre 20 anni di stipendi super partendo proprio da quello di europarlamentare con la prospettiva anche di una pensione da capogiro), nati politicamente in Forza Italia ora sono nel centro sinistra pensando di saltare sul carro del vincitore Renzi insieme a tanti che, pur rimanendo nel centro destra, sono confluiti nella quarta gamba e si sono allontanati dal cavaliere (vedi il senatore Latronico anch’esso ultra stipendiato da anni grazie a Forza Italia). Si affacciano anche formazioni di estrema destra che hanno davanti l’azzeramento totale del passato e si interrogano anche le varie anime del PD che continuano a contendersi le varie caselle ancora vuote, ma sempre tra gli stessi nomi: Antezza, Margiotta, Lacorazza, Chiurazzi. Sembra che la politica abbia perso davvero la sua vera natura, “arte che attiene alla città-stato” o “tecnica di governo della società” racconta la sua stessa etimologia della parola dalla quale proviene anche il termine “cittadino”. Attraverso i rappresentanti del popolo si garantivano gli interessi di tutti, preservando ed auspicando ruoli e spazi per tutti, ma ora sembra quasi che la lotta sia strettamente per la propria sopravvivenza complice anche la scomparsa totale della funzione e del peso della vita dei partiti politici dove si faceva scuola, formazione e piattaforma progettuale. Oggi, si accavallano le figure di partito con quelle di governo ed è giocoforza l’egemonia di pochi su tutti. Insomma, nei prossimi giorni, assisteremo a varie danze prima che squillino le trombe!

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